Questo libro, i cui fatti e personaggi narrati sono tutti veri, salvo alcune eccezioni frutto d'invenzione dell'autore, è un inno agli ideali eterni e alla fede in Dio che si confondono con le vicende umane.
Le sue pagine, di forte impatto emotivo, raccontano la breve vita di un giovane studente di filosofia calabrese, Domenico Sola, morto oltre un secolo fa durante la Grande Guerra. Nella sua breve seppure intensa esistenza il giovane filosofo aderisce a quel movimento letterario-artistico-politico, che caratterizzò tutto il Novecento italiano ed europeo, noto come futurismo, di cui fu attivista e collaboratore; scrisse infatti sulle maggiori riviste che ne rappresentavano le istanze, come "Sapientia" e soprattutto "La Voce", la più importante rivista culturale del secolo scorso, fondata da Giuseppe Prezzolini. Alla Vigilia dello scoppio della Grande Guerra, pur non ritenendosi un nazionalista, come del resto lo stesso Prezzolini, tenne numerosi comizi nelle principali città italiane in favore dell'intervento dell'Italia. Il movimento guidato da Marinetti inneggiava alla guerra e la considerava "la sola igiene del mondo", quel mondo che veniva considerato dai futuristi corrotto e decadente. Partito per il fronte con il grado di sottotenente vi trovò la morte "purificatrice" il 29 maggio 1916, sul pianoro di Maso, sotto la dorsale dei Sogli di Campiglia, alle porte del Pasubio, mentre alla testa del suo plotone, dopo aver perso diverse dita di entrambe le mani, andava all'attacco delle postazioni austriache, che avevano nel frattempo sferrato contro gli italiani una violenta offensiva, nota come Strafexpedition, ovvero spedizione punitiva.
In quel tragico contesto il valoroso comportamento del suo reparto, inquadrato nella milizia territoriale del 217° reggimento fanteria Volturno, contribuì in modo decisivo, circostanza quest'ultima a cui la storiografia ufficiale non ha mai dato molto peso, a respingere l'avanzata delle forze austriache intende a dilagare verso la pianura veneta allo scopo di prendere alle spalle la III armata italiana impegnata sul fronte dell'Isonzo e nel contempo ad isolare il Pasubio, dove era accampato il grosso dell'esercito italiano, tagliandolo così dalle proprie linee.
In un epoca senza valori, dominata dal materialismo sfrenato, il sacrificio di Domenico Sola, che senza esitare immola la sua giovane vita per la Patria, riporta alla mente le parole del grande maestro della letteratura italiana del Novecento, Giuseppe Prezzolini, che così ricordava i suoi giovani collaboratori: "C'era in questi giovani l'aspirazione ad un Italia migliore, più grande, più seria, più onesta..."